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Mance e politiche produttive nei casinò, leve su occupazione e indotto

24 gennaio 2023 - 16:08

Tramite una adeguata politica produttiva collegabile è possibile intervenire e operare in tema di occupazione sia diretta sia dell’indotto.

Scritto da Mauro Natta
Foto di Michał Parzuchowski su Unsplash

Foto di Michał Parzuchowski su Unsplash

La mancia è una parte della vincita. La sentenza n. 1776 del 18 maggio 1976 della Sezione Lavoro della Suprema Corte di Cassazione, a proposito della mancia al croupier, recita: “Il sistema mancia è retto da un uso normativo - si ricava dall’indirizzo  consolidato della giurisprudenza dal 1954 – tanto consolidato quanto idoneo ad assumere un ruolo di fonte secondaria del regime giuridico proprio del particolare rapporto che obbliga il giocatore vincente ad elargire una parte della vincita al croupier e questi a ripartirla con gli altri addetti ed il gestore …”

Il primo beneficiario della mancia è, indiscutibilmente, il croupier. Il gestore non ha titolo originario a parte della vincita (cioè la mancia); d’altro canto sarebbe paradossale che partecipi alla vincita chi, perdendo, la deve finanziare: il gestore. Il fatto che quest’ultimo soggetto partecipi ad una parte delle mance, fondato su un patto o un accordo di devoluzione con il quale i lavoratori consentono al datore di lavoro di sottrarre parte di quanto elargito da terzi (Cassazione, 9 marzo 1954, n. 672),  non pare giustificare un diritto originario del gestore ma, piuttosto, una forma di prelievo forzoso (stante la natura giuridica delle entrate) anche se non è stato regolato il presupposto, la base imponibile, ecc...

Le annotazioni che immediatamente precedono mi danno l’imput per proseguire rimanendo nell’argomento mance che ho trattato in altro articolo da un punto di vista diverso.
Mi pare ragionevole quanto riportato, lo è altrettanto affermare che la parte delle mance che rimane alla gestione precedentemente descritte forma un veicolo per implementare le entrate tributarie dell’ente pubblico titolare della autorizzazione alla casa da gioco.

Non si può dubitare che le mance, parte gestione, sono, da sempre, un conforto al costo del personale. L’importanza delle mance si potrebbe dimostrare considerando il peso dei giochi da tavolo sul totale dei ricavi netti. Per contro, dove i ricavi derivanti dalle slot machines hanno un rilievo significativo, si può riscontrare un minore impiego di personale.
In altri termini se l’offerta di gioco prevede una varietà di giochi da tavolo, sempre avendo presente il criterio di uniformarla alla domanda, potrebbe assumere un valore  in relazione alla politica produttiva che, come dicono in molti, si coniuga con la multifunzionalità. Non tanto per il beneficio di potere adeguare la produzione in tempo utile quanto per mettere in evidenza una professionalità considerata, da parte della clientela, un servizio aggiuntivo in tema di qualità apprezzato da sempre.

La problematica che lega fisco, costo del personale e occupazione rimane un ricordo da approfondire se da qualcuno mi giungesse una richiesta in merito senza abbandonare la speranza che ciò avvenga. 
La mia intenzione è, invece, porre in rilievo l’opportunità che, tramite  una adeguata politica produttiva collegabile alla mancia in quanto patto di devoluzione (1954), è possibile intervenire e operare in tema di occupazione sia diretta sia dell’indotto.
Il quantum come descritto dalla Cassazione il 9 marzo del 1954 di cui l’ente pubblico beneficia (se non erro a quei tempi le case da gioco di cui alla sentenza n. 1776/86 della sezione lavoro erano gestite direttamente dalle proprietà) non discende da una norma di legge ma da un indirizzo della giurisprudenza tanto consolidato quanto idoneo ad assumere un ruolo di fonte secondaria del regime giuridico proprio del particolare rapporto. 
Quindi modificabile, ciò è pacificamente verificabile e, infatti, in una casa da gioco la quota a beneficio dei dipendenti tecnici è diversa da quella in uso in altra parte. Ne consegue la trattabilità in sede di contratto di lavoro. 
Ecco un ragionare differente che, come l’altro. interviene coinvolgendo gli stessi fattori e tenta di operare a favore dell’occupazione coinvolgendo l’ente pubblico periferico a beneficio dello stesso.

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