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Casinò, l'anno della ripresa

19 dicembre 2022 - 17:25

L'anno nuovo si avvicina e per i casinò italiani potrebbe essere foriero di novità e opportunità.

Scritto da Amr
Foto di Planet Volumes su Unsplash

Foto di Planet Volumes su Unsplash

Il 2022 dei casinò italiani, diciamocelo, è stato un anno migliore di tanti altri. Archiviata la pandemia, almeno per quanto riguarda le sue catastrofiche conseguenze sulla loro attività, gli incassi di tutti e tre quelli attivi l'anno precedente hanno registrato una buona tenuta, se non addirittura una crescita. E ovviamente le cose sono state addirittura migliori per il Casinò Campione d'Italia, tornato finalmente in attività il 26 gennaio scorso dopo una chiusura che si protraeva dal 2018 e che naturalmente aveva avuto pesantissime conseguenze sull'intera enclave. Sempre quest'anno, la società di gestione ha ottenuto l'omologazione del concordato, e dunque il rischio del fallimento che continuava a incombere è stato scongiurato, aprendo invece la strada al rispetto delle obbligazioni assunte con il concordato stesso, che il collega valdostano, il Casinò di Saint Vincent, sta già percorrendo con successo e con rapidità maggiore rispetto a quanto stabilito.

Tralasciando dunque le incognite e le difficoltà legate al caro prezzi, al caro energia, all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, il bilancio dell'attività "propria", per quanto per ora tratto prematuramente, è positivo. A dimostrazione di una vitalità del settore sulla quale in pochi, appena qualche anno fa, credevano, magari additando nella proprietà e soprattutto nella gestione pubblica la "colpa" principale del trend in costante decrescita. E invece gli incassi e gli ingressi sono tornati a salire, magari non ai livelli dei tempi d'oro, e così pure i bilanci sono tornati in utile, con ricadute positive anche sulle proprietà.

Bene, molto bene anzi, non fosse che questo tesoretto deve essere capitalizzato e utilizzato al meglio anche per l'anno che si sta affacciando all'orizzonte, dove sono tante le sfide che restano da affrontare. Per esempio: i casinò non stanno ancora utilizzando appieno le potenzialità derivanti dal gioco online, tant'è che le loro quote, in questo ricco mercato, sono tuttora minimali. Ed è vero che il gioco online è una buona vetrina per fare conoscere il proprio brand, ma ci sarebbe certamente modo di tirare fuori anche qualche soldo, anziché limitarsi a una quota che in tutti i casi è, di molto, inferiore all'1 percento.

Così pure, c'è da tornare a sfruttare le potenzialità dei tornei di poker, come in realtà qualche casinò sta già facendo, mentre quello di Campione d'Italia, che con i suoi spazi ha potenzialità anche maggiori, ed espresse in passato, tarda ancora a riprendere l'attività, certamente per buoni motivi ma altrettanto certamente perdendo opportunità di ingressi, incassi e visibilità nella folta comunità di poker player.

Intanto, in Parlamento ferve il dibattito sul tetto al contante, e dopo il disguido domenicale, un emendamento governativo che eliminava (per errore) la disposizione contenuta nel disegno di legge di bilancio, pare confermato l'innalzamento, partire dal prossimo anno, a 5mila euro, quando invece la soglia massima sarebbe dovuta passare dagli attuali 2mila a 1.000. Anche questa, certamente, è una norma che andrà a favore dei casinò, la cui operatività è fortemente condizionata da quanto denaro contante i giocatori possono portare, e certamente nelle sale dove ci sono i tavoli ne serve pure, e che già oggi registrano la clientela all'ingresso. Naturalmente, il Governo Meloni a tutti ha pensato, al momento di alzare la soglia del contante, meno che i casinò, ma è certo che si tratta di una disposizione che faciliterà le loro attività e che li renderà più competitivi, tenendo conto anche che si trovano tutti, chi più chi meno, vicino a competitor oltre confini, dove le maglie per l'uso del contante sono più larghe.

Staremo dunque a vedere se le basi gettate nel 2022 saranno edificate nel 2023. I presupposti, almeno alcuni, ci sono. Compresa una razionalizzazione dei costi aziendali e dell'operatività che è figlia della pandemia e del colpo durissimo, ma non mortale, inflitto ai casinò e alle loro società di gestione.

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