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Concordato Casinò Campione verso omologazione: quantum nodo sciolto e determinante

14 novembre 2022 - 16:11

In vista dell'adunanza dei creditori del 21 novembre, un'analisi dell'andamento del Casinò Campione d'Italia e delle sue più importanti variabili, tra cambio e contributo al Comune.

Scritto da Amr
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Grande attesa a Campione d'Italia per l'adunanza dei creditori del prossimo 21 novembre, finalizzata all'omologazione del concordato preventivo in continuità del casinò, che allontana definitivamente lo spettro del fallimento.
Il clima è positivo e fiducioso: recentemente si sono registrate le dichiarazioni ottimistiche dell'amministratore delegato Marco Ambrosini, che informava di una crescita dei proventi del 10 percento rispetto al piano riferito all'anno 2022.
Lo stesso piano indica i ricavi totali in 37,8 milioni di euro: è quindi probabile, pertanto, che il 2022 si chiuda con 41,5 milioni di euro di ricavi totali.
Come sottolineato in precedenza da Ambrosini, si è già creata una situazione di ampia disponibilità liquida per attivare, sin da subito, l'operazione di rimborso dei crediti accertati.
Ma senza pretendere di impegnarci in un'analisi tecnica di dettaglio, cerchiamo di comprendere come si è creata questa situazione positiva (rimborso sin da subito) leggendo il piano di Vitale&Zane attestato da Stefano D'Amora.
Ricordiamo come Vitale&Zane sia controllata da Considi, società di consulenza con notevole competenza nel settore gaming, avendo già lavorato per il Casinò di Venezia e per lo stesso Casinò di Campione.

Il piano, rispetto al preconsuntivo 2017, prevede, per il 2022, una flessione di circa il 60 percento (probabilmente minore nei fatti, sulla base delle informazioni di Ambrosini) dei ricavi totali e di circa l'80 percento del costo del lavoro,
Questo porta, a livello di minimo sostenibile (con mantenimento della cassa positiva) indicato dal piano, un sostanziale allineamento del margine del Casinò (Ebitda) al netto anche del pagamento dell'imposta sugli intrattenimenti (Isi) tra: preconsuntivo 2017 - circa 12 milioni di euro (pagati circa 8 milioni di euro di Isi; piano 2022 - circa 11,2 milioni di euro (pagati circa 4 milioni di euro di Isi); piano 2023 - circa 12,2 milioni di euro (pagati circa 4 milioni di Isi), mentre l'ipotesi massima è di circa 15 milioni di euro.
Inoltre, per il 2024-2027, contando su di una fortissima crescita di fatturato, sino a 75 milioni di euro di ricavi totali (circa meno 20 percento sul preconsuntivo 2017), questo margine cresce in modo consistente (sino a 18 milioni di euro nell'ipotesi annuale minima, oltre i 22 nell'ipotesi massima).

IL CONTRIBUTO AL COMUNE - Però, dopo l'allineamento nei primi anni di piano sopra menzionato a livello di margine Ebitda, la grande differenza, come sottolineato dall'attestatore D'Amora, si realizza tenendo in considerazione il contributo al Comune (sempre già dedotta l'Isi).

E' in questo stadio  che, già nei primi anni di piano, si generano le risorse per il rimborso del debito. Dice l'attestatore: "Per avere un dato significativo occorre sottrarre il dato del contributo a favore del Comune di Campione d'Italia". 

Questo è il quadro del contributo: preconsuntivo 2017 - circa 9,9 milioni di euro; 2022 - 0,5 milioni di euro; 2023 - 1 milione di euro.

Come si vede, è evidente la riduzione di circa 10 milioni di euro della dimensione del contributo a favore del Comune tra il preconsuntivo 2017 e il 2022, dovuta principalmente alla legge strutturale del 2017 (che segue quelle "una tantum" del 2015 e del 2016) , che riconosce al Comune di Campione d'Italia sino al 2041 un contributo con un tetto, appunto, di 10 milioni di euro per le note problematiche legate al cambio. Contributo oggi pilastro comunque imprescindibile del bilancio comunale, nonostante le fortissime riduzioni di costo intervenute. 

IL TEMA CAMBIO - Il tema del cambio viene ampiamente, ma per la prima volta (non essendo stato citato nei piani precedenti) ripreso dai commissari giudiziali nella loro relazione ex art. 172 legge fallimentare.
"Ulteriore concausa della crisi va individuata nell'andamento del rapporto di cambio tra franco svizzero ed euro, che ha fatto registrare un lento, ma inesorabile rafforzamento della valuta elvetica, passata da 1,624 franchi svizzeri per euro del 2007 alla sostanziale parità attuale. Il descritto andamento ha provocato un conseguente effetto negativo sulla redditività del casinò, atteso che, in media, l'80 percento delle entrate è denominato in euro, mentre il 70 percento dei costi è espresso in franchi svizzeri".
Un esempio: nel 2007 il totale dei costi dato dalla sommatoria del contributo al Comune e il costo del lavoro si stima possa essere stata nell'intorno dei 140 milioni di franchi, pari a 86 milioni di euro. Oggi, seguendo l'andamento indicato dai commissari, questo totale avrebbe un valore superiore a 140 milioni di euro: circa 54 milioni di euro di costi aggiuntivi in un solo esercizio annuale.

L'INTERVENTO DELLO STATO - Quindi, non è casuale che, dopo il grande intervento di riduzione del costo del lavoro del casinò del 2012 (circa 30 milioni di franchi) lo Stato sia intervenuto dal 2015 a favore del Comune di Campione d'Italia, data l'assoluta specificità della sua situazione e la minore reddittività del casinò.
Quanto detto fa comprendere come la mancata approvazione del piano di ristrutturazione del debito decennale, come proposto dall'Ad Ambrosini nel 2018, sia stata un'occasione persa. Con questo livello di "quantum" da corrispondere al Comune, un piano dimensionato sui livelli del preconsuntivo 2017 e con un respiro su un maggiore numero di anni sarebbe stato probabilmente sostenibile. E questo traspare anche dalle parole dell'attestatore D'Amora.
Va comunque tenuto conto che la Società si pone comunque l'obiettivo di estinguere tutti i debiti, eventualmente ancora esistenti, anche dopo la scadenza del piano quinquennale.

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