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Nuovo gestore, vecchio piano industriale: una convivenza possibile nei casinò?

24 febbraio 2025 - 13:04

L'analista di gaming Mauro Natta esamina il futuro della Casa da gioco valdostana alla luce della predisposizione del piano industriale e del possibile affidamento a un terzo della sua gestione.

Scritto da Amr
Foto di Thomas Kinto su Unsplash

Foto di Thomas Kinto su Unsplash

Dall'intervista all’amministratore unico del Casino de la Vallèe Rodolfo Buat la risposta alla domanda: quali sono le linee principali del piano industriale in fase di predisposizione mi ha fatto riflettere. 
Il finale della risposta mi lascia pensieroso:  “... si tratta di investimenti che la società sarà in grado di assorbire producendo comunque un utile per tutta la durata del piano nel quinquennio 2025 – 2029.”

Ma prima della domanda posso leggere: “Ora (dopo il periodo concordatario Ndr.) l’azienda recupera la sua piena autonomia e potrà darsi nuovi obiettivi. È un lavoro forse più difficile e che richiede capacità di progettazione ed efficacia delle spese”.
Avviandomi al termine dell’intervista, mi è dato leggere: “La proprietà, ossia la Regione Valle d’Aosta, sta effettuando delle valutazioni, anche attraverso il ricorso a un nuovo studio affidato alla finanziaria Finaosta, per procedere a una eventuale gara per l’affidamento a un terzo della gestione del resort”.
Posso comprendere eventuale come se del caso ma collegarlo con quanto precede mi rende poco accettabile che lo studio abbia i contenuti che si descrivono. 

Ammesso e non concesso che si addivenga, da parte della proprietà, all’affidamento della gestione del resort a terzi, come si potrebbe conciliare detta eventualità prima del 2029 con la esistenza di un piano industriale predisposto da altri?

Ammesso e non concesso che la progettazione e gli investimenti  non siano di gradimento del futuro eventuale gestore privato continua l’attuale tipologia o l’altra inizia dal 2030? Probabilmente la questione è troppo complicata per le mie conoscenze, motivo per cui non mi è agevole comprendere il senso dell’intervista o il tentativo di trovare una diversa tipologia di gestione o, ancora, la previsione di tempi difficili tali da presentare qualche difficoltà di conclusione in tempi brevi?

Oppure, ma non lo credo nemmeno ipotizzabile, si è arrivati alla conclusione ottimale a fronte di una situazione che chiamare complicata potrebbe essere esercizio di fantasia.
Ho trovato molto interessante “Tuttavia, il coinvolgimento di un terzo nella gestione, senza ridurre o sacrificare il ruolo pubblico di controllo, può essere utile se porta a rafforzare le risorse finanziarie, tecniche e manageriali necessarie per crescere e al tempo stesso ad ampliare gli orizzonti di mercato. In ogni caso è una decisione che spetta agli azionisti, che ne stanno studiando la fattibilità e le implicazioni giuridiche ed economiche”.
Ed ecco l’interessante   “Tuttavia, il coinvolgimento di un terzo nella gestione, senza ridurre o sacrificare il ruolo pubblico di controllo” in quanto non riesco a comprendere quale significato possa racchiudersi in quello che ho riportato.

Non ho fatto studi giuridici ad esclusione a quelli  relativi alla questione fiscale dei dipendenti tecnici (croupier) delle case da gioco italiane, ma il dettato dell’articolo 19 del decreto-legge n. 318/86, convertito in legge n. 488/86, lo interpreto quale il  compito assegnato all’ente pubblico proprietario della casa da gioco del doveroso controllo sulla regolarità del gioco e degli incassi, così come al disciplinare nello specifico articolo.

D’altra parte, stante la collocazione delle entrate derivanti dalla gestione della casa da gioco al Titolo I del bilancio regionale specificate quali entrate tributarie, per quel poco che mi è dato o che penso di conoscere, credo di non essere distante dalla giusta interpretazione.
Un ragionamento mi sorregge nella convinzione ed è dovuto al fatto che la tassa di concessione, mi si passi il termine forse non completamente corretto, viene assolta dal gestore con una percentuale sui proventi; ebbene mi pare più che normale controllare l’intero monte sul quale di conteggia detta percentuale.
Tante, forse troppe, volte ho scritto del controllo in argomento esprimendo la mia idea di come è possibile svolgerlo senza voler intendere che sia l’unica modalità, lo confermo ancora: è la sola che corrisponde ai risultati personalmente attesi.

Ritengo, in ogni caso, di non essere il solo anche se la metodologia indicata in uso in una casa da gioco italiana, si presenta simile a grandi linee. Allo stesso modo già evidenziato in altra occasione credo che l’esposizione annuale di alcuni dati nel richiamato elaborato conceda la possibilità di effettuare una ricognizione per periodi più brevi.
Una ultima considerazione non vorrei aver compreso che il coinvolgimento di un terzo nella gestione rappresenti una soluzione a capitale misto della società chiamata a gestire il resort. Una possibilità che non rammento di aver letto precedentemente a  questa occasione. 
Mi permetto di aggiungere, dopo aver riletto: “il coinvolgimento di un terzo nella gestione, senza ridurre o sacrificare il ruolo pubblico di controllo...” certamente non può intendersi come un controllo differente a seconda che la gestione sia affidata a una società a capitale pubblico, privato o misto. Aggiungo, nell’ultimo caso citato, con quale maggioranza? 

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