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Dulcis in delega

11 aprile 2023 - 10:44

Settimana decisiva per il governo, quella di rientro dalle vacanze pasquali, con la partita delle nomine delle partecipate e il primo Documento di economia e finanza.

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Subito dopo la pausa pasquale, il governo torna in campo per giocare due partite di primaria importanza. Fondamentali per conoscere i veri (nuovi?) equilibri all'interno della maggioranza e ricavare, potenzialmente, anche informazioni sulla sua possibile tenuta. La prima sfida da giocare è quella dei conti pubblici, che avrà inevitabili ripercussioni sulle scelte di politica economica e sulla trattativa con l'Europa che si dovrà discutere nei prossimi mesi. Un tema, questo, che potrebbe quindi impattare, sia pure indirettamente, anche sul comparto del gioco pubblico, quanto meno in termini di scelte e di impostazioni. La seconda partita sarà invece quella delle nomine per la gestione delle aziende partecipate dal Mef, sulla quale si è espressa anche la premier Giorgia Meloni, dicendo che si sta lavorando “guardando al merito e alla strategicità delle aziende, soprattutto ora tenendo conto del Pnrr e delle strategie energetiche dell'Italia". Senza escludere la possibilità di rinnovare eventuali incarichi. E anche se in questo specifico caso il gioco pubblico non viene in alcun modo interessato dalla partita delle nomine, ad essere beneagurante è comunque l'approccio ribadito dalla presidente del consiglio, orientato al merito e alla concretezza, che è quanto hanno sempre chiesto di considerare le imprese del comparto giochi: e continuano a farlo anche oggi, nell'attesa di vederlo considerato anche nei fatti e non solo nelle parole.
Tornando al Def: si tratta di un passaggio lesiglativo che – come detto - ha un valore più che rilevante, in quanto rappresenta la base sulla quale poi, dopo i successivi aggiornamenti (la Nadef), si imposterà la prossima manovra di bilancio. Come al solito, i rischi per la crescita sono quelli già noti: l’inflazione alta, la gestione del debito, a cui si aggiunge la (grossa) incognita del Pnrr, con il decreto atteso mercoledì in Senato. Il governo, attraverso il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ha già fatto sapere di essere comunque su una linea di “prudenza” nella gestione dei conti pubblici. 
Ma guardando più in dettaglio proprio i conti pubblici e, dunque, la prima vera sfida del governo, è bene osservare come la crescita che centra i valore dell’1 percento del Pil e deficit al 4,5 percento, rispetto a uno scenario tendenziale che vede il Pil allo 0,9 percento e il deficit al 4,35: queste, infatti, sarebbero le stime programmatiche che il governo starebbe riportando nel Documento di economia e finanza – come anticipato da IlSole24Ore – che finirà in queste ore sul tavolo del Consiglio dei ministri. Nello stesso quadro programmatico delineato dall'esecutivo nel documento, è previsto inoltre che per il 2024 il Pil sarà del +1,4 percento e l’indebitamento si attesterà oltre il 3 percento. Per poi proseguire nei prossimi anni un percorso di lenta riduzione fino ad attestarsi al 140,9 percento nel 2025. Valori ottimistici, dunque. Almeno sulla carta. Anche se l'altra incognita legata all'Europa sono le politiche monetarie delle banche centrali decisamente restrittive proprio per contenere i prezzi: anche su questo fronte si attendono aggiornamenti proprio durante la settimana corrente, mentre la crescita mondiale è vista attualmente in decelerazione al 3 percento.
I numeri del nuovo Documento di economia e finanza (Def) sono quindi inevitabilmente lontani dai record che negli ultimi due anni hanno portato a una crescita complessiva dell’11 percento. Ma sono comunque altrettanto distanti dalle previsioni grigie che fino a qualche mese fa facevano ipotizzare il rischio dell’ennesima recessione in Italia. Il primo trimestre di quest’anno, infatti, si è rivelato meno piatto di come si temeva, come verrà fotografato dall’Istat nella stima preliminare che verrà pubblicata il prossimo 28 aprile, e al ministero dell’Economia si guarda a una ripresa più solida nella seconda metà dell’anno che potrà dare un po’ di slancio anche al 2024. Anzi, a dire il vero nel Mef c'è addirittura la speranza di vedere una situazione addirittura migliore di quella misurata dalle tabelle che saranno ufficializzate, visto che il prima Def del governo Meloni è stato davvero orientato alla prudenza. In ogni caso, i veri conti si faranno in autunno, e che anche il governo di Mario Draghi aveva indicato per il prossimo anno un deficit al 3,5 percento, quindi a livelli sostanzialmente analoghi a quelli in via di conferma. 
Per il momento, tuttavia, il buon andamento del paese, nonostante le varie incertezze, sembra diffondere un ottimismo generale che dovrebbe permeare anche il comparto del gioco pubblico.
Che attende con trepidazione la conclusione di questa duplice partita dell'esecutivo visto che, soltanto dopo questi primi passaggi e valutazioni dei trend economici, potrà arriverà la riforma del gioco pubblico che dovrà scaturire dall'attuazione della legge delega, che è intanto approdata sui banchi del Parlamento con un intero capitolo dedicato ai giochi. Sempre ammesso che stavolta si possa davvero arrivare alla fine del percorso. Dulcis in fundo, dunque. Nel frattempo, tuttavia, gli addetti ai lavori si accontenterebbero di sapere che non ci saranno sorprese dalle prossime manovre o interventi legislativi connessi. Per evitare, al contrario, quel temibile in cauda venenum, a cui ci si era dovuti abituare qualche governo fa.
Tenendo conto, peraltro, anche qui delle stime dell'Istat: come quelle appena pubblicate e relative all'anno precedente, con le quali è stata fotografata la bordata inflitta dalla pandemia al comparto, anche in termini occupazionali. Un colpo dal quale è difficile rialzarsi e che richiede del tempo per recuperare: non consentendo quindi alcuno spazio per un inasprimento fiscale o per un diverso trattamento che non sia migliorativo rispetto alle attuali condizioni che, come noto, vedono l'industria dei giochi spremuta fino all'osso e vittima di un'imposizione che non ha paragoni,  né con nessun altro segmento dell'industria nazionale e neppure con nessun altro settore nel mondo. E anche per questo c'è bisogno di un riordino e di una vera riforma. Urgente. 
 

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