Eppur si muove. Nonostante l’interminabile attesa che continua a caratterizzare l’iter del riordino del gioco pubblico, e dopo lo slittamento dei termini di attuazione della legge delega e dei rispettivi decreti attuativi tra i quali rientra anche tale disegno di legge, il Governo continua a portare avanti i lavori procedendo a piccoli passi verso la riforma del comparto.
Con l’ultimo atto andato in scena proprio nei giorni scorsi quando il ministero dell’Economia ha eseguito gli ultimi ritocchi al testo del decreto legislativo che dovrà essere adottato per l’attuazione del riordino stesso. Senza stravolgimenti di sorta o cambiamenti sostanziali rispetto ai vincoli che interessano più da vicino gli addetti ai lavori (nessuna novità sui vincoli numerici e operativi per le installazioni dei giochi), ma solo qualche adeguamento dovuto a una necessità di coerenza normativa in seguito all’evoluzione giurisprudenziale, prendendo atto per esempio di quanto disposto dal Consiglio di Stato appena qualche giorno fa rispetto all’annosa vicenda della cosiddetta tassa dei 500 milioni, inserendo quindi una sollecitazione al versamento delle quote dovute attraverso la definizione di transazioni agevolate tra le parti.
Ma il vero, piccolo e grande passo in avanti verso la riforma, probabilmente, è stato compiuto in maniera indiretta: con l’approvazione in Consiglio dei ministri (lo scorso 10 maggio) del decreto attuativo della riforma fiscale sui tributi delle Regioni e degli enti locali. Che per il Governo rappresenta un altro tassello verso il federalismo fiscale. Di fatto, per Palazzo Chigi, si tratta di un ampliamento dell'autonomia per i territori: ma come spiegato dal viceministro all'Economia Maurizio Leo (artefice, tra le varie altre cose, anche dell’attesi riordino del gioco) per cittadini e imprese significa “una maggiore semplificazione”.
Sta di fatto però che la direzione è quella che corre verso l'autonomia differenziata, consentendo entrate proprie ai singoli enti locali. Ma anche una semplificazione delle procedure burocratiche, ferma restando la lotta all'evasione fiscale.
E nonostante nel testo dell’Autonomia differenziata e nella definizione dei famigerati Livelli essenziali di assistenza non siano espressamente previste misure relative ai giochi, sta di fatto che l’impostazione normativa a supporto del federalismo fiscale è non solo coerente ma anche idonea e necessaria a garantire la quadratura del cerchio tra Governo e Regioni per l’intesa sul riordino.
Non a caso, infatti - come apprendiamo da fonti istituzionali - nei giorni scorsi ci sarebbero stati alcuni confronti non solo interni al Mef, ma anche tra i due dicasteri di Finanze e Affari regionali, quindi con il ministro Roberto Calderoli che non a caso è l’autore e promotore proprio dell’autonomia. Mentre per quanto riguarda i lavori interni a via Venti Settembre l’unico nodo ancora da sciogliere riguarda quello dell’invarianza di gettito prevista all’interno della delega fiscale, per avere certezza sull’interpretazione corretta da dare a quella clausola, che potrebbe riguardare l’intero impianto della legge oppure soltanto il capitolo 15 che interessa i giochi: un punto, questo, sul quale potrà esprimersi soltanto il ministro dell’Economia. Ma che diventa centrale proprio nella trattativa con la Conferenza Stato Regioni, per la quale dovrà comunque transitare nuovamente il testo del decreto legislativo: sì, perché sulla base di quella interpretazione si potrà definire la quota dei proventi delle entrate dei giochi da destinare alle amministrazioni locali, unica casella rimasta ancora bianca nel progetto di riordino, dopo i tanti numeri scritti nel testo.
Ed è proprio in questa parte che la delega fiscale e l’autonomia differenziata viaggiano a braccetto. Come spiegato ancora da Leo, raccontando che per il triennio 2025-2027, “si eleva dal 50 al 100 percento la quota da attribuire ai Comuni per le maggiori somme accertate e riscosse al fine di intensificare la partecipazione al recupero dell'evasione”.
Secondo il viceministro questa riforma è “la dimostrazione che autonomia e responsabilità possono camminare insieme. È una visione di nazione che valorizza i territori, rende il fisco più equo e vicino ai contribuenti, rafforzando il patto tra Stato e cittadino”. Si tratta dunque di “un altro tassello importante nel progetto di riforma fiscale intrapreso da questo Governo, un percorso che l'Italia aspettava da oltre mezzo secolo”, secondo il vice del Mef: mentre per l’industria del gioco potrebbe trattarsi di un importante passo verso la riforma del comparto e un percorso che gli addetti ai lavori aspettano da anni.