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La montagna ha partorito le proroghe (e le deleghe): ma ora servono riforme

27 dicembre 2022 - 10:42

Il governo Meloni raggiunge il primo traguardo portando a casa la prima legge di Bilancio che parla anche di gioco: per un piccolo, ma potenzialmente grande, passo in avanti.

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Alla fine, la montagna ha partorito il topolino. Anzi, due. Stiamo parlando della politica naturalmente e del nuovo governo che, insieme al Parlamento, è riuscito (non senza scossoni) a portare a casa la manovra di Bilancio per il 2023, scongiurando così il rischio di un esercizio provvisorio che mai come questa volta ha rappresentato uno scenario davvero possibile. E concreto. Ma c'è di più: nella legge, questa, volta, la parte relativa al gioco pubblico è sì scarna, ma decisamente concreta, andando a prorogare le varie concessioni scadute o in scadenza, eseguendo un allineamento che potrebbe quindi rivelarsi propedeutico per un percorso di riforma generale del settore, se davvero si vorrà compiere questo passaggio. Per questo riteniamo che si possa trattare di un piccolo, grande passo in avanti, almeno per l'industria del gioco. Un “topolino”, dunque, fuoriuscito dalla montagna, ma che potrebbe tramutarsi in qualcosa di più grande, più importante, in futuro. Ma oltre all'approvazione della Finanziaria – come veniva chiamata un tempo – e alle norme sui giochi in essa contenute, l'altra novità che ha coinciso con l'uscita del testo di legge dalla Camera è quella dell'assegnazione delle deleghe definitive ai vari sottosegretari, tra le quali troviamo anche quella “ai giochi”. Sia pure in formulazione più generica e indiretta, ma comunque mirata, trattandosi di delega “ai rapporti con l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli”, che come abbiamo anticipato su queste pagine è stata assegna alla rappresentante di Forza Italia al Mef, Sandra Savino. Mentre all'altro sottosegretario Federico Freni, che ricopriva lo stesso ruolo nella precedente legislatura, le deleghe ricevute riguardano le economie dei territori, a vario titolo e in varie forme (dalla “revisione della spesa pubblica” e “finanza degli enti locali” e delle regioni, alla partecipazione “all'attività della  Conferenza  unificata  e della Conferenza Stato-regioni”), lasciando prevedere un suo ruolo attivo anche in un presunto tavolo di lavoro relativo alla stesura di un provvedimento di riforma del comparto giochi. Che tutti attendono e auspicano da tempo.
E pur si muove, dunque. Nonostante le ripetute promesse mancate da parte della politica negli ultimi anni e dagli ultimi governi, questa volta un piccolo passo in avanti sembra stato compiuto: anche se una proroga - lo ribadiamo - poco conta se non sarà poi seguita da tutto il resto, va comunque detto che si tratta comunque di un progresso, e neppure banale, rispetto al passato. Soprattutto tenendo conto che quel mero allineamento di tutte le concessioni dei giochi, per quanto possa apparire oggi qualcosa di inevitabile e quasi scontato, in realtà era già stato proposto e sollecitato più volte dallo stesso regolatore durante le precedenti legislature, nel tentativo di scongiurare il caos che era stato ingenerato dalle legislazione selvaggia degli enti locali. Eppure, nonostante la situazione sia andata degenerando anno dopo anno, fino ad arrivare alla situazione di totale impasse su diversi territori, ogni governo si era semplicemente limitato a prorogare per il mimino periodo necessario le single concessioni in scadenza in quel momento. In questo senso, dunque, questa Manovra potrebbe rappresentare qualcosa di più importante e significativo, per il settore: magari (addirittura) l'inizio di una nuova era. O più modestamente, l'avvio di un nuovo cammino, che tutti si augurano possa essere caratterizzato dalla riforme (anzi, una: il Riordino) e indirizzato verso la sostenibilità: unico obiettivo, questo, che potrebbe davvero mettere tutti d'accordo, se davvero raggiunto. Perché solo con un'offerta di gioco che risulti pienamente sostenibile, per l'industria, per le istituzioni, per il Terzo settore e, quindi, per lo Stato in tutte le sue possibili accezioni, si potrà raggiungere il vero traguardo e traghettare il paese nella vera modernità. Superando le divisioni di un tempo, le strumentalizzazioni, le ideologie e gli interessi di bottega dei singoli partiti che hanno sempre caratterizzato (e minato) la storia del nostro paese. Ma questo, dicevamo, è solo l'inizio. E la proroga delle concessioni, al di là di tutti questi buoni propositi e ottimi auspici che abbiamo appena delineato, non dovrà rivelarsi, al contrario, un mero alibi e una strategia solo per buttare la pala in avanti e prendere tempo, in attesa di chissà cosa. Come nella peggiore tradizione politica e per quello che sarebbe il più terribile dei dejà-vu, che nessuno si augura di rivivere. Mai più.

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