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Rilancio ippica, Toniatti (Anact): 'Allevamento cuore pulsante da tutelare'

19 gennaio 2023 - 13:11

Roberto Toniatti, presidente dell'Associazione nazionale allevatori del cavallo trottatore, chiede più tutele e sostegni per l'allevamento e invita il settore tutto a lavorare ad un progetto di filiera condiviso.

Scritto da Fm

Non solo gli ippodromi, anche se i rappresentanti di questo specifico comparto erano almeno 20, ma anche gli allevatori, che erano due o tre, sono stati fra i soggetti che si sono confrontati con il sottosegretario Patrizio La Pietra ieri, 18 gennaio, in un partecipato incontro al ministero dell'Agricoltura.

Fra i pochi ma buoni esponenti dell'allevamento italiano si annovera Roberto Toniatti, presidente da poco più di un mese dell'Associazione nazionale allevatori del cavallo trottatore, che racconta il suo punto di vista a GiocoNews.

“Essendo la prima volta che parlavo con il sottosegretario, nel mio intervento sono voluto partire da zero. Cominciando dai progressi fatti dall'allevamento italiano negli ultimi 30 anni, non notevoli ma direi 'inauditi', ma anche ribadendo che pure se gode di ottima salute dal punto di vista sportivo è molto precario e fragile nel suo insieme, ed è molto precario e fragile per tre fattori principali. In primis l'aumento del 'costo di produzione dei cavalli', molto più alto di due o tre anni fa, a causa di molteplici fattori, fra i quali si annoverano il mancato adeguamento del mercato degli acquisti, il prezzo del fieno, che è raddoppiato se non quasi triplicato a causa della siccità, facendo di conseguenza lievitare anche quello delle granaglie come avena e orzo. Allevare un cavallo comporta almeno 30 mesi di lavoro, vista una gestazione di 11 mesi, fino alla sua vendita. Noi allevatori di cavalli nel ministero dell'Agricoltura siamo stati sempre un po' i Calimero. Gli allevatori di altri animali, come i cani e le lumache, per citare due esempi che ho riportato anche al sottosegretario La Pietra, sono spesso oggetto di aiuti, ricevono benefici in denaro, ma noi no. È una situazione che grida vendetta, specie in una situazione di crisi climatica in cui versiamo tutti, e in cui destinare porzioni ampie di terreno all'allevamento ai cavalli, quindi per uno scopo 'nobile', sarebbe auspicabile per creare dei polmoni verdi, ospitando paddock per i cavalli e colture foraggere. Ci vogliono chilometri quadrati di terreno nobile per i cavalli, ciò vuol dire parlare di un'area che potrebbe essere pari a una mezza regione italiana. Non è concetto banale. Senza considerare l'annosa questione sulla vendita dei cavalli con l'Iva al 22 percento e non agevolata come per altri prodotti agricoli”, puntualizza Toniatti.

Il presidente dell'Anact passa all'ultimo ma più importante tallone d'Achille del settore. “La fragilità che caratterizza la filiera ippica colpisce noi allevatori ma anche i proprietari – una 'specie' in via di estinzione -, e in un futuro non lontano ci sarà il forte pericolo che a causa dei cavalli invenduti gli allevatori si trovino 'costretti' a diventare proprietari. Ciò non è corretto e non deve essere un obbligo. Tutto ciò quindi crea una catena di grande precarietà e sofferenza, che coinvolge gli allevatori, ma anche i guidatori-allenatori, che rappresentano il cuore pulsante dell'ippica italiana. Se continua così gli ippodromi dovranno pensare di far correre altri tipi di animale, perché i cavalli non nasceranno più e non verranno messi in corsa”.

Nell'ultima parte di questa intervista quindi Toniatti plaude agli esiti dell'incontro di ieri: “Credo che il sottosegretario abbia dato dimostrazione di voler ascoltare tutti e di lavorare per il bene dell'ippica. Lui ha espresso la volontà di istituire una direzione generale per il settore, e per quanto i cambiamenti a me personalmente mettano ansia, credo di poter ben sperare. Non sarei favorevole invece all'ipotesi di separare le competenze relative all'ippica fra ministero dell'Agricoltura (l'allevamento) e il ministero dello Sport (le corse), come proposto qualche anno fa dall'allora sottosegretario Giuseppe L'Abbate (e ribadita anche recentemente, Ndr). Serve una direzione per l'ippica che sia unica, perché l'ippica è e deve essere una filiera: una filiera agricola che parta dal lavoro dell'agricoltura per arrivare allo sport e allo spettacolo. È di fatto una filiera virtuosa, che potrebbe essere sovvenzionabile da vari piani di sviluppo per l'agricoltura, da fondi europei. Va rinnegata l'idea di andare a pescare dal montepremi ogni volta che servono denari: il montepremi è una cosa sacra, è necessario perché questo nostro mondo vada avanti. Ci sono altri modi di reperire risorse, ad esempio un progetto di filiera potrebbe funzionare: ai tempi in cui il presidente dell'Anact era Ubaldo La Porta, prematuramente scomparso (nel marzo del 2022, Ndr), abbiamo lavorato insieme per un mini progetto di filiera. Sarebbe meraviglio poterlo sviluppare fino al cavallo in corsa, allo sport e allo spettacolo. Nell'ambito di una direzione generale dell'ippica si potrebbe cominciare a ragionarci, a studiare tutti insieme, per creare qualcosa in cui ognuno mette le proprie competenze ed energie”.

 

 

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