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Il mondo cambia e il gioco pure: ma non la politica

10 febbraio 2025 - 13:28

Tra maggioranza e opposizioni si continua a dare triste spettacolo quando si tratta di gioco pubblico: con le vecchie abitudini che non muoiono mai, in Italia.

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“Il mondo sta cambiando velocemente” dice – e a ragion veduta – il direttore generale di AdM, Roberto Alesse, evidenziando la necessità di professionisti altamente specializzati in grado di governare questa fase di mutazione del contesto tecnologico; ma anche sociale, lavorativo, globale. Ebbene sì, tutto sta cambiando: compreso il gioco. Sia in termini di prodotto e servizio, ma anche di gestione, regolamentazione, controllo e quindi di tutela. Solo che a non cambiare, al contrario (e purtroppo), sono le vecchie, cattive abitudini, che caratterizzano tristemente il nostro paese. A partire da quella dei governi (il plurale è dovuto, per evidenziare che il cattivo costume non riguarda solo quello corrente), che continuano a voler fare cassa con il settore, anche in maniera spudorata: come avvenuto per esempio nelle scorse settimane, con l'aumento improvviso delle imposte sulle scommesse sportive e sui giochi online, proprio alla vigilia della pubblicazione del bando di gara il quale prevedeva l'obbligo di invarianza del prelievo per l'intera durata delle prossime concessioni. Peggio ancora, tra le cattive abitudini che non sembrano voler abbandonare la nostra politica, c'è quella di sparare a zero contro il comparto, oppure contro il governo di turno, prendendo comunque a bersaglio l'industria del gioco. Nonostante il percorso costruttivo avviato (nonostante tutto) dall'attuale esecutivo sul tema della regolamentazione, avviando non solo un confronto parlamentare sulla materia, ma anche una lunga e ricercata concertazione con gli enti locali per poter procedere a un riordino complessivo pienamente sostenibile, abbiamo assistito nelle ultime ore a una serie di nuovi attacchi da parte delle opposizioni, che oltre ad essere improvvisi, appaiono anche retrogradi e non solo pienamente ideologici. E passi pure se a tornare a scagliarsi contro il gioco è il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte: tenendo conto della totale avversione del Movimento stesso contro il settore, al punto che nel precedente governo guidato proprio da Conte si era arrivati non soltanto a un aumento deciso della tassazione, ma anche a quell'assurdo divieto di pubblicità del gioco che ancora oggi sta creando scompiglio dentro e fuori al comparto, rendendo l'Italia uno zimbello a livello internazionale, dopo aver rappresentato per decenni un punto di riferimento. Quello che invece stupisce di più è la presa di posizione da parte della leader del Partito Democratico, Elly Schlein, la quale si è scagliata conto il settore in maniera tecnicamente precisa e dettagliata, intervenendo su più punti relativi al progetto di riordino del comparto, salvo però lasciarsi andare a commenti decisamente discutibili e pure facilmente confutabili. Basti pensare, tanto per dirla una, all'elogio del distanziometro operato dalla segretaria Pd, il quale dovrebbe provocare imbarazzo (in un paese normale), visto che quello stesso strumento è ritenuto non solo obsoleto, ma anche pericoloso, anche da parte di alcuni di quei territori che lo avevano proposto e adottato. L'ennesima dimostrazione che la politica (italiana) continua a puntare il dito contro i bersagli facili, senza preoccuparsi delle conseguenze che certe posizioni possono comportare, ma soprattutto (e peggio ancora) senza preoccuparsi di valutare a fondo e verificare più a fondo le tematiche di cui si sta parlando. Ma tant'è.
Nel frattempo, tuttavia, anche all'interno del Parlamento si continua ad attaccare il gioco ad ampio raggio, in vari modi. Come continua a fare il parlamentare dello stesso Pd, Stefano Vaccari, a colpi di Question time, che invece di fare chiarezza su alcuni temi relativi al gioco, rischiano soltanto di portare ulteriore confusione. Mentre dal mondo dello sport, invece, si cerca di reperire nuove risorse dal comparto, a qualunque costo: che sia dal ritorno della pubblicità, all'introduzione di nuovi prelievi: anche se il governo, sul settore, ha appena fatto cassa da sé.
Insomma, ancora una volta possiamo dire che tutto sta cambiando mentre nulla cambia, perché c'è sempre chi non vuol cambiare. Anche se, a voler essere ottimisti, ci sarebbero delle piccole, grandi evoluzioni che potrebbero rincuorare i più attenti osservatori. La prima è comunque quella che abbiamo citato in apertura, richiamando le parole del Direttore dell'Agenzia delle Dogane: ovvero il fatto di aver ottenuto ben 39 esperti in big data e intelligenza artificiale tra le fila del regolatore che permetteranno di “dare risposte efficaci a cittadini e operatori economici ed essere davvero competitivi a livello internazionale”, come ha sottolineato Alesse.  
Visto che l’Agenzia deve poter affrontare le sfide digitali che la attendono e può farlo solo incrementando le proprie competenze tecnologiche e informatiche per potenziare la sua capacità di analisi dei dati, la gestione dei rischi, lo sviluppo di software e di soluzioni innovative nelle procedure doganali, nei controlli dei flussi commerciali e di quelli nell’ambito del settore delle accise e del gioco pubblico.
Mentre un'altra buona notizia arriva sempre dal mondo AdM, con l'anticipazione fornita da GiocoNews.it che vede il ritorno – dopo tanti anni – del nostro regolatore all'interno del consesso internazionale del Gref: l'organismo di rappresentanza e confronto dei regolatori di gaming internazionali. Un altro piccolo passo che ci consentirà di andare oltre, ma soprattutto, di guardare avanti. Com'è sempre più necessario fare: anche per non fermarsi a guardare la tristezza che continua ad esserci all'interno dei nostri confini. 
 

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