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Riordino gioco: Il tempo delle trattative è scaduto

21 gennaio 2025 - 12:05

Il Mef decreta la fine del confronto tra governo e Regioni sul riordino del comparto giochi e prepara la riforma.

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Non c’è più tempo. Il riordino del gioco pubblico non può più aspettare. Così, dopo vari mesi di trattative, anni di promesse e decine di riunioni formali, il Ministero dell’Economia ha rotto gli indugi decidendo di prendere il toro per le corna e procedere comunque con la stesura del decreto legislativo di riordino del gioco terreste anche  senza aver raggiunto e sottoscritto un’intesa formale con le regioni e gli enti locali. Ciò significa, dunque, che l’esecutivo andrà avanti comunque per la propria strada, avviando l’iter legislativo del riordino, ma di certo non ignorando le istanze provenienti dal territorio: cercando bensì di tenere conto delle varie osservazioni ricevute e delle criticità evidenziare, pur non potendo accoglierle nel dettaglio, ritenendole in parte inapplicabili. E non certo per puntiglio o per una mera presa di pozione: ma per l’evidente incompatibilità con i vincoli di mandato imposti dal Legislatore: ovvero l’invarianza di gettito erariale che rappresenta il cardine delle Legge delega, la quale ha dato il “la” al riordino.

Ogni restrizione, limitazione o concentrazione dell’offerta che si intende applicare sul territorio, del resto, non può essere quindi eccessiva e quindi insufficiente a coprire l’attuale domanda di gioco da parte dei consumatori: non solo per non creare scompensi nei bilanci dello Stato, come chiede appunto la clausola dell’invarianza, ma anche per evitare il travaso dei giocatori verso l’offerta illegale che rappresenta un rischio concreto e in un certo senso quasi scontato, tenendo conto dell’offerta ancora consistente di gioco illecito in Italia. Che viene oggi stimata addirittura attorno ai 20 miliardi di euro. E questo sì che sarebbe un vero e proprio suicidio per lo Stato, in tutte le sue declinazioni: compresi gli enti territoriali, visto che le ricadute di uno scenario di questo tipo si avrebbero proprio nelle comunità locali, quindi nella cittadinanza.

Proprio per questo servono regole sostenibili e non solo uniformi per la gestione del gioco e non è un caso, peraltro, se il Legislatore nazionale aveva previsto una riserva di legge in capo al settore: per evitare squilibri e regolazioni inopportune come invece, alla fine, è accaduto lo stesso, fino ad arrivare alla situazione attuale e al culmine della Questione territoriale, che neppure la concertazione Inter-istituzionale ha saputo colmare.

Ora però, dicevamo, il governo ha messo un punto (e pure un limite) sulla questione, per provare ad andare avanti, avendo i poteri e la facoltà per farlo. Nonché l’opportunità, visto che la situazione politica ed economica impone di arrivare a una soluzione e in tempi celeri, visto che le gare per il rinnovo delle concessioni terrestri dovranno svolgersi tra due anni e la loro preparazione richiede un lungo iter istituzionale. Anche e soprattutto perché la legge delega impone tempi ancora più stretti, avendo una validità di 24 mesi dalla sua emanazione: è ciò significa che le situazione dovrà risolvere da qui a breve. Ecco quindi che le prossime settimane saranno decisamente strategiche per il futuro del comparto, con il ministero e il regolatore chiamati a riscrivere le regole del gioco - letteralmente - in modo da farle risultare pienamente sostenibili, non solo per lo Stato e non tanto per l’industria, ma anche per gli stessi enti territoriali, visto che il decreto, prima di essere adottato, dovrà nuovamente passare al vaglio della Conferenza unificata: solo che in questa fase l’interlocuzione sarà di altro livello e sotto il profilo politico più che tecnico, come invece è avvenuto finora in fase di mediazione. E qui i numeri e i “colori” che descrivono le varie regioni appaiono favorevoli, tenendo conto delle varie composizioni politiche che ricalcano nel 90 percento dei casi quella della maggioranza di governo. Ecco quindi che la soluzione questa volta potrebbe essere davvero vicina per uno dei principali problemi che affligge il comparto, provando a portare certezze e un’ipotesi di stabilità nel settore, proprio nel momento in cui è sottoposto a sfide enormi, dal punto di vista tecnologico e industriale.

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