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Gap: dalle Marche a Rimini enti locali in campo puntando su prevenzione e educazione

11 agosto 2023 - 11:35

In attesa delle misure che saranno introdotte dal governo nell'ambito della delega gli enti locali si muovono contro un problema, quello del gioco patologico, richiamato spesso dalla politica.

Scritto da Dd
Dadi - Foto di Jonathan Petersson (Unsplash).jpg

L'ultimo, in ordine di tempo, è stato il comune di Rimini, che nell'ambito del Piano locale di contrasto al gioco d’azzardo patologico ha dato il via all’istruttoria per individuare i soggetti del terzo settore che parteciperanno alla co-progettazione.

"Un’iniziativa importante", si legge nel comunicato pubblicato ieri, 10 agosto, dal comune, "per risponde alla necessità di proseguire le azioni di sensibilizzazione sui rischi connessi al gioco d’azzardo, con crescente attenzione al fenomeno dell’azzardo on-line, finalizzate alla promozione e alla conoscenza del fenomeno a supporto delle famiglie. "

A fine giugno ci aveva pensato la regione Emilia Romagna, approvando il nuovo Piano d'azione contro la ludopatia, 2022-2024, ribadendo il proprio impegno nella lotta contro "una patologia che richiede azioni di sensibilizzazione, prevenzione, formazione e assistenza", seguita poi dalle Marche, dove l'amministrazione attuale ha rivisto, un paio di settimane fa, la legge sul gioco del 2017, che introduceva le norme per la prevenzione ed il trattamento del gioco d’azzardo patologico e della dipendenza da nuove tecnologie e social network. Sono all'opera intanto Piemonte e Sicilia, attese nei prossimi mesi.

D'altronde la Costituzione prevede, per la tutela della salute dei cittadini, che lo Stato determini i Lea, i livelli essenziali di assistenza, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, lasciando poi alle regioni i compiti di programmazione e gestione, in piena autonomia, della sanità nell'ambito territoriale. Sono poi attribuite ai comuni tutte le funzioni amministrative in materia di assistenza sanitaria ed ospedaliera che non siano espressamente riservate allo Stato ed alle regioni, pertanto i servizi assistenziali e quelli di contrasto alle dipendenze sono sempre gestiti dalle amministrazioni locali, ossia dalle regioni e, operativamente, dai comuni.

Considerando la grande attenzione che la politica, di questi tempi, riserva a questa problematica, è facile comprendere come quasi sempre, nell'ultimo periodo, i programmi elettorali, e le successive disposizioni decise dalle amministrazioni locali, abbiano al loro interno una parte sui servizi sociali e sanitari, la quale in molte occasioni tira in ballo proprio la lotta al gioco patologico.

Così ha fatto a fine giugno anche il comune di Tivoli (Roma), approvando un regolamento per prevenire e contrastare la propensione al Gap, garantendo che ogni forma di gioco lecito, sul territorio cittadino, avvenga riducendo gli effetti pregiudizievoli e disincentivando il gioco compulsivo e anche, proprio qualche giorno fa, la giunta del comune di Pieve Emanuele, in provincia di Milano, approvando la proposta di adesione al progetto "Mettiamoci in gioco" del coordinamento Lombardia, non senza ricordare che, perché queste azioni (e le relative spese da mettere a bilancio) siano efficaci, è necessario conoscere i dati riferiti alla raccolta del gioco fisico per tipo di gioco, dati che tuttavia "dal 2019 l'agenzia delle dogane e Monopoli non pubblica più", ricorda l'amministrazione del piccolo comune, diffidando "chiunque riesca a ottenerli e a utilizzarli senza la sua autorizzazione".

I dati, d'altronde, sono essenziali per evitare politiche fantasiose, fondate su poco scientifiche ipotesi personali o, peggio, sul sentimento popolare. Cose viste anche nel recente passato, che hanno portato ad alimentare quella che è stata nominata "questione territoriale". Una questione alla quale dovrebbe mettere fine proprio l'attuazione della Legge delega (che pure mette al centro il contrasto alla ludopatia), che prevede un riordino generale del gioco pubblico anche a livello territoriale (ci sono già i nomi della commissione che se ne occuperà).

Intanto, dopo molte norme al limite del proibizionismo, spesso dettate dalle esigenze dei comuni di ottenere il migliore risultato con le risorse (e le competenze) limitate a dispozione, ora si fanno strada anche tra gli enti locali percorsi differenti, come quello che, ad Ascoli, che mira a favorire la riacquisizione del gioco come momento ludico sano con l’obiettivo di "favorire la consapevolezza personale, in merito al gioco d’azzardo patologico". 

O come quello di Bari, dove la Giunta comunale, ascoltando le proposte di chi nel gioco lecito ci lavora quotidianamente, ha approvato, a fine luglio, un programma formativo sui rischi del gioco patologico presentato da Confcommercio Bari-Bat e dall’Acadi - Associazione concessionari giochi pubblici, aderente a Confcommercio. Corsi del genere, in collaborazione con As.Tro, in Emilia Romagna si fanno già da tempo. E di formazione si è già parlato anche in Friuli Venezia Giulia e in Toscana

Il problema ludopatia, infatti, esiste, nessuno lo nega. Si tratta solo di individuare la miglior strategia per contrastarlo, e appurato (storicamente) che il proibizionismo è una strategia fallimentare, una collaborazione con chi con il gioco (per conto dello Stato) ci lavora, e ha tutto l'interesse a non avere a che fare con giocatori problematici, potrebbe essere la via da privilegiare a livello locale.

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